Giovani musulmani d’Italia
Annalisa Frisina, Giovani musulmani d’Italia, Carocci, 2007
Mai come negli ultimi anni l’Islam è stato sotto i nostri riflettori. Almeno dal 2001 in avanti, le società occidentali hanno cominciato a posare con sempre maggiore insistenza il loro sguardo inquieto, intimorito e sospettoso su donne e uomini musulmani, lontani e vicini. Quasi improvvisamente è diventato per molti quasi naturale vedere in ogni uomo musulmano un possibile terrorista o quantomeno un pericoloso fondamentalista e in ogni donna una vittima, un’oppressa, magari bisognosa del nostro aiuto per essere liberata.
L’Islam come minaccia – per l’Occidente tutto e per le sue stesse componenti ritenute più vulnerabili, come le donne – è diventato un grande fantasma, pronto a incarnarsi nei tanti episodi di cronaca e negli infiniti salotti televisivi che non fanno che confermare un’idea monolitica, unidimensionale, senza profondità storica e geografica delle molteplici culture e nature che in realtà attraversano i tanti Islam della terra. Ecco allora che un piccolo libro come Giovani musulmani d’Italia arriva prezioso e atteso ad arricchire un dibattito troppo spesso sterile e involuto.
Un libro che, se letto con attenzione e disponibilità di ascolto, può scompaginare alcune delle categorie più radicate nel nostro lessico quotidiano che in pochissimo tempo ha assunto per lo più acriticamente nuove parole con significati pesanti come macigni.
Annalisa Frisina, la giovane ricercatrice autrice di questo volume, ci guida in un mondo fatto di ragazze e ragazzi di fede islamica che abitano nelle nostre città, ma che rimangono sconosciuti alla gran parte di noi. Scopriamo allora che l’Islam nel nostro paese ha anche il nome di un’associazione – i “Giovani musulmani d’Italia” del titolo – che è composta in maggioranza da ragazzi e soprattutto ragazze tra i 16 e 18 che dal 2001 si sono trovati a riflettere sulla loro identità di giovani-e-musulmani, di musulmani-e-italiani, di italiani-e-stranieri.
Chiamati a rispondere pubblicamente di fatti lontani da loro come dai loro coetanei italiani, hanno in realtà colto l’occasione per uscire dal silenzio, tanto da sentire la necessità di costituirsi in associazione per cercare di dare visibilità e voce ai tanti che come loro rinunciano alle facili dicotomie e rifiutano una dichiarazione unilaterale di appartenenza.
Un’identità forse in bilico, sottoposta a continue negoziazioni, tanto con la società e le istituzioni italiane quanto con la generazione dei genitori che vivono in modo diverso la loro presenza in Italia, il rapporto con il paese d’origine, la stessa fede islamica. Ma proprio per questo un’identità feconda, flessibile, capace di continui spostamenti e ridefinizioni.
Le storie riportate nel libro sono tante – negli anni di ricerca che Annalisa Frisina ha dedicato ai Giovani musulmani ha incontrato e intervistato decine di ragazzi e ragazze – e rendono giustizia alle diversificate esperienze vissute da questi giovani nelle nostre città: dai dibattiti televisivi agli incontri con i compagni di scuola e università, dalla ricerca di una spiritualità e una religione non necessariamente tradizionalista al confronto con i genitori e le associazioni musulmane degli adulti, dai rapporti con il movimento pacifista e no-global alle rivendicazioni di veri diritti di cittadinanza, passando per la sfida di vivere con libertà e soddisfazione le relazioni di amicizia e amore superando barriere e confini che spesso si trovano di fronte. Un’occasione per vedere, al di là della tanto temuta parola “Islam”, i volti freschi e affascinanti di ragazzi e ragazze che si stanno coraggiosamente giocando il loro presente e il loro futuro in una società italiana, che è anche la loro.